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Mamma Bice

In una delle tante desolate contrade disseminate sul territorio comunale, una casetta, costruita in pietra e gesso di cava, sta come incollata alla roccia sullo strapiombo della fiumara. È una calda serata di Agosto. La luna piena, volgendo al tramonto, diffonde sul mare bagliori argentati soffusi, a tratti, di un languido e tenero rosso. Sedute sulla gradinata della scala esterna, piccolo, agreste e raccolto anfiteatro familiare, varie generazioni, come api aggrappate al proprio alveare, sono assorte nella recita del santo rosario. Mamma Bice [1], nonna e capostipite incontrastata, accovacciata in testa alla scala, conduce il rito con convinta solennità, compiaciuta…

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