Che la Sanità calabrese sia ormai allo stremo è un fatto risaputo: imbarca debiti alla velocità della luce, la soglia dei livelli essenziali di assistenza è meno che minima, i servizi territoriali inesistenti, la migrazione sanitaria pesa sulle casse regionali per oltre 300 milioni (Fonte Il Sole 24 Ore).

Il Sistema Sanitario Regionale Calabrese non regge, è al collasso e ciò nonostante l’impegno profuso dai tanti operatori che sebbene in una situazione ambientale difficile, riescono con professionalità e abnegazione a garantire cure ai tanti numerosi pazienti. L’assenza di uno strumento di pianificazione degli interventi necessari penalizza la resa del SSR, tanto da renderlo inidoneo, scoordinato e impossibilitato a conseguire l’indispensabile miglioramento prestazionale, peraltro allo stato neppure preventivabile in assoluta mancanza del rilevamento del fabbisogno epidemiologico senza il quale diventa pressoché impossibile mettere su azioni utili alla collettività, oramai a secco di assistenza e a rischio di abbandono. La gestione Commissariale degli ultimi dieci anni ha ulteriormente aggravato il sistema e ha dato conferma che non è pensabile avere un sistema sanitario regionale avulso dal coinvolgimento degli attori principali i Sindaci e gli operatori sanitari. La Sanità deve ritornare nella sua sede naturale il Consiglio regionale, organo di rappresentanza dei territori calabresi che ha il compito, deputato per legge, di elaborazione dei piani sanitari.

In un tale disastroso contesto regionale, particolarmente critica appare la situazione relativa all’Alto Tirreno cosentino ovvero a quella porzione di territorio che da Tortora ad Amantea vede migliaia di cittadini privati di servizi sanitari essenziali, ciò nonostante la presenza, in poco più di 80 Km, di ben tre presidi ospedalieri: nessuno dei quali però in grado di soddisfare a pieno la domanda di cura della popolazione locale. Le criticità nell’Alto Tirreno cosentino sono acuite peraltro da:
1) Assenza di Dirigenti medici/Primari, di personale medico e paramedico;
2) Assenza di adeguati strumenti di diagnostica e, dove presenti, sono spesso inutilizzabili perché non funzionanti o per l’assenza di personale qualificato;
3) Liste di attesa da terzo mondo, costringendo gli utenti a rivolgersi a strutture private;
4) Assenza di figure dirigenziali: basti pensare che allo Spoke di Paola-Cetraro manca da tempo un Direttore Sanitario, con la conseguenza che la gestione amministrativa appare assolutamente sciatta e approssimativa, incapace di produrre benefici per gli operatori sanitari e per gli utenti. La mancanza di scelte strategiche, inoltre, impedisce di guardare con fiducia al prossimo futuro, e le scelte assunte senza una visione lungimirante e complessiva appaiono destinate ad aggravare lo stato di crisi anziché risolverlo.
In una completa assenza di organi dirigenti e senza una seria, organica e coordinata programmazione, ognuno si sente legittimato ad assumere le decisioni che meglio crede opportune, senza considerare il contesto generale.

Alla presenza di un simile stato di cose, garantire i Livelli Essenziali di Assistenza diventa un’utopia.
I cittadini pertanto, ormai sfiduciati e privi di una seria rete di assistenza, sono costretti, anche a fronte di gravi sacrifici, ad una forzata emigrazione alla ricerca di cure presso i centri meglio organizzati delle Regioni settentrionali.

Deve inoltre considerarsi che l’assenza di figure dirigenziali e di scelte frutto di attenta programmazione dei bisogni rischia anche di favorire il dilagare del malaffare, che è sempre pronto ad approfittare dei vuoti di potere; malaffare che invero si combatte anche e soprattutto garantendo una gestione seria, competente e trasparente della sanità locale.

Vi è assoluta urgenza di dotare soprattutto l’area del Tirreno, di un strumento di pianificazione dell’intervento socio-sanitario che dia certezza organizzativa all’assistenza alle persone, utilizzando al riguardo le strutture ivi presenti, oramai alla deriva a causa di precise volontà funzionali a depotenziare la sanità pubblica.

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L’Alto Tirreno cosentino ha, dunque, bisogno di un serio intervento di riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi assistenziali che garantisca un’assistenza sanitaria di qualità. Una riorganizzazione che non può e non deve essere calata dall’alto, ma che va costruita dal basso partendo dai territori: solo ponendo attenzione alle esigenze dei cittadini, alle risorse e alle potenzialità delle persone e delle loro comunità si potrà realizzare un rimodellamento del sistema tradizionale di cura e ridare al nostro territorio un sistema sanitario organizzato, efficiente e trasparente. Naturalmente, il coinvolgimento dei cittadini passa dall’impegno diretto dell’istituzione che più da vicino li rappresenta: il Comune.

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I comuni dell’Alto Tirreno Cosentino, e i loro cittadini, devono diventare i principali attori della riorganizzazione sanitaria locale.
Come Sindaci di questo meraviglioso territorio, per il bene dei nostri concittadini, abbiamo il dovere di provare a rendere possibile la realizzazione di un sistema sanitario locale che sia efficiente e che assicuri a tutti il diritto alle cure di cui ciascuno abbisogna.

E per farlo dobbiamo dare prova di coesione, dobbiamo superare inutili campanilismi e personalismi e trovare soluzioni quanto più largamente condivise che sappiano individuare scelte che garantiscano il diritto alla salute di tutta la popolazione dei nostri territori.
In quest’ottica, al fine di scongiurare l’ennesima riorganizzazione calata dall’alto completamente avulsa dalle esigenze specifiche del nostro territorio, mi sento di proporre a tutti i miei colleghi Sindaci dell’Alto Tirreno Cosentino, di incontrarci con lo scopo di riunire i comuni che rappresentiamo in un organismo unitario che sappia proporsi come valido e competente interlocutore dell’ASP di Cosenza, dei Commissari nominati dal Governo, della Regione Calabria e di quanti siano chiamati a riorganizzare il Sistema Sanitario Regionale.

Un organismo che, avvalendosi anche dell’esperienza dell’ Università della Calabria, ricorra all’opera di esperti del settore sanitario, i quali dopo aver passato in rassegna i dati relativi ai casi di malattia che maggiormente interessano il nostro territorio e tenuto conto delle caratteristiche geofisiche e morfologiche, sappiano trasformare in proposta tecnico-politica-amministrativa le esigenze dei nostri cittadini e dei nostri territori, contribuendo quindi a creare dal basso un sistema di cura che sia veramente efficace ed efficiente e garantire così il diritto alla salute di tutti e di ciascuno. Costituire un tavolo di discussione ed elaborazione di un nuovo sistema sanitario locale, in rete, che nel rispetto del D.lgs 70, sia vicino ai territori, utilizzando le immense risorse strutturali e professionali a disposizione. Inoltre la consapevolezza, ormai radicata in ognuno di noi, dell’esigenza di avere, anche nella provincia di Cosenza, la più estesa e la più popolata, un Polo Universitario Medico che con la ricerca e la formazione garantirebbero una sanità di alta qualità, è ormai diventata improcrastinabile e, credo sia un dovere politico regionale farsene carico.

Con questo fine, aperto naturalmente al contributo di tutti i miei colleghi, e che spero possa trovare l’interesse di tanti Amministratori locali, entro la prima decade del mese di maggio sarà convocata un apposito tavolo in cui discutere e approfondire la proposta sopra illustrata.

Il Sindaco di Cetraro
Prof. Angelo Aita