La Settimana Benedettina 2014 offre anche quest’anno spunti di riflessione sull’influsso che la cultura benedettina ha avuto sulla nostra storia e nella identità della nostra cittadina.

Due spunti di riflessione mi ha sollecitato l’incontro di ieri sera nella splendida location de La casa del Vicario, e mi piace condividerli con chi avrà la pazienza di leggere queste note.

San-BenedettoSan Benedetto ha portato una straordinaria innovazione nella concezione del lavoro: nell’antichità il lavoro materiale (“negotium”) era concepito come una attività di basso livello, un peso da lasciare in esclusiva alle classi subalterne. Per contro l’ ”Otium”, la mancanza di attività manuali, era la prerogativa del cittadino veramente libero. Con San Benedetto anche il lavoro manuale assume una sua dignità : migliaia di monaci benedettini con duro lavoro e “con il sudore della fronte”avviano una imponente opera di risanamento e bonifica in tutta Europa. Il lavoro viene così concepito come il mezzo attraverso cui si sviluppa l’azione di Dio nel mondo, lo strumento per trasformare in meglio la realtà nella quale siamo immersi: fare bene il proprio lavoro, mettendo in esso il meglio delle proprie abilità, diventa un inno al Creatore. Di questa visione del lavoro mi piace ritrovare le tracce nell’attività dei tanti artigiani che in un recente passato popolavano la nostra cittadina e le conferivano una specificità unica. Vengo da una famiglia di falegnami e questo spirito ho avuto la fortuna di percepirlo in tante realizzazioni. La passione, la maestria, la fantasia e lo sprezzo della fatica con cui questi artigiani portavano mirabilmente a compimento le proprie creazioni mi piace pensarle come un retaggio di questa cultura benedettina che permea la nostra città e che va recuperata.

Il secondo aspetto, collegato al precedente, è la concezione del lavoro nella Dottrina Sociale della Chiesa: il lavoro è un “atto della persona”, unico ed irripetibile cosi come unica ed irripetibile è la persona. Nel lavoro, quando fatto con coscienza e passione, la persona mette tutta se stessa, si mette in gioco, sperimenta i propri talenti, sviluppa le proprie potenzialità: in una parola, si realizza. Che grave responsabilità allora sulle spalle di una classe politica che creando un debito pubblico mostruoso e sostituendo al” merito” la incultura della raccomandazione, ha di fatto creato le premesse per il declino economico dell’Italia. La crisi di lavoro, aggravata dalle conseguenze della globalizzazione, priva oggi giovani e meno giovani di un diritto fondamentale,quello a realizzare se stessi. Si diceva una volta <> e l’Italia è, sulla carta, “una Repubblica fondata sul lavoro” ma è sotto gli occhi di tutti come questo principio fondativo sia, oggi più che mai inattuato. La missione principale della politica, ed ancor di più in Calabria, non può che essere allora quella di creare opportunità di lavoro, recuperando il merito e la capacità di fare bene ognuno nel proprio ambito; e la regola benedettina “ora et labora” che da un millennio dallo speco di Subiaco parla al mondo è una preziosa indicazione per l’uomo dei nostri giorni, e per i cristiani che sono chiamati a costruire il presente ed il futuro della nostra terra.

P.S. Un plauso va all’Assessorato alla cultura che ha promosso l’iniziativa, a Don Ennio Stamile che ha saputo aggregare energie e proporre spunti sempre interessanti, con lavori autografi o attraverso la presenza di eminenti personalità del campo, al consiglio pastorale di San Benedetto Abate,alla compagnia “Il sipario” ed a tutti quelli che in varia misura e con diversi ruoli hanno concorso ad impreziosire questo momento culturale.

Giuseppe Leporini, segretario UDC Cetraro