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Pittori rari del 600 calabrese

Last updated on 28 Novembre 2022

Un approfondimento a cura di Carlo Andreoli

Il panorama artistico d’un secolo acquista di rilievo se accanto alle figure che primeggiano, per qualità e copia di lavori, s’accostino coloro che, essendo annoverati per una sola opera talora, formano elemento di contesto che del quadro generale reclama di far parte.
Così accade che d’un secolo pittorico ancora in formazione – il Seicento calabrese – si può dare un elenco di pittori – rari, minori ovvero provinciali – che, unito alla schiera dei maggiori e dei più noti,  ne completi con contezza il panorama, arricchendolo d’indirizzi e contributi originali.
Volendo offrire, in questa sede, solo una traccia d’approfondire, si presentano dunque alcuni autori, che della pittura calabrese del ‘600 sono parte, meritando profittevole attenzione.

GIOVAN BATTISTA CAMPITELLI
S. Giovanni in Fiore – Chiesa di s. Maria della Sanità
Madonna della Sanità e ss. Marco e Leonardo (1615)

Nella chiesa di s. Maria della Sanità di S. Giovanni in Fiore si conserva, in sagrestia, una preziosa cona della “Madonna della Sanità e ss. Marco e Leonardo” – olio su tela, cm 220×169 – che un’iscrizione in basso, a pennello, assegna a Giovan Battista Campitelli e data al 1615: “Giovan Battista Campitelli Pingebat 1615”. La tela raffigura una Madonna incoronata col Bambino, entrambi dalle vesti preziose e illeggiadrite di monili; i due santi, in basso, affrontati; ed in mezzo a loro, all’interno d’un minuto baldacchino, un infermo che, assieme ad altro a lui vicino, implora la guarigione. L’omonimia dell’autore sconosciuto col conte di Melissa, Giovan Battista Campitelli, morto nel 1608, getta una luce misteriosa sull’autografia del lavoro.

GIOVANNI DEL PRETE
Catanzaro – Chiesa del Monte dei Morti
Madonna col Bambino e ss. Francesco d’Assisi, Michele arcangelo e Bonaventura (1642)

Nel vestibolo d’ingresso del Monte dei Morti di Catanzaro, è ospitata una grande pala – olio su tela, cm 400×300 – della “Madonna col Bambino e ss. Francesco d’Assisi, Michele arcangelo e Bonaventura”, nota come “Madonna della Porziuncola”. L’opera, “d’impronta toscaneggiante” (Barillaro), reca l’iscrizione “Joannis de lo Prete pingebat A. D. 1642”; e proviene dalla diruta chiesa conventuale del convento dei Cappuccini.

GIOVANNI DE SIMONE
Mesoraca – Santuario dell’Ecce Homo
S. Francesco d’Assisi (1649) – S. Pietro d’Alcantara (1649)

Un maestro di cui meglio si riesce a delineare la personalità è Giovanni De Simone; il quale mostra nerbo nel disegno ed un asciutto e vigoroso senso plastico. A Mesoraca, nel santuario dell’Ecce Homo, si conserva autografo un “S. Francesco d’Assisi” – olio su tela, cm 158×85 – che riporta l’iscrizione: “Ioannes De Simone Pingebat 1649/ Mat.s Capicchianus F/ F”. Cui fa da pendant un “S. Pietro d’Alcantara” – olio su tela, cm 158×85 – non firmato, ma a lui riconducibile; la cui iscrizione reca solo data e nome del committente: “D/ Io/ Petrus Capicchianus F. 1649”. Nello stesso ambiente del santuario sono esposti altri lavori, che un’esegesi critica accurata potrebbe ricondurre al De Simone. Il quale si presenta ancora, nel 1668, nella chiesa di s. Silvestro di Taverna con una “Madonna della Misericordia”.

GERONIMO PIRAINA
Carpanzano – Chiesa dei Cappuccini – Immacolata (1657)
Lamezia Terme – Museo diocesano – Assunta (1650-60)

Del maestro Geronimo Piraina, d’origine nicastrese, è nota una “Immacolata” – firmata e datata 1657, secondo Carlino – che forma la pala d’altare della chiesa dei Cappuccini di Carpanzano. Quasi una replica della figura muliebre, è data ravvisare nella “Assunta” – olio su tela, cm 200×150 – conservata oggi nel Museo diocesano di Lamezia Terme, proveniente dalla locale cattedrale.

GIUSEPPE BISIGNANO
Mormanno – Chiesa di s. Maria degli Angeli
Transito di s. Giuseppe (1660)

Nella chiesa di s. Maria degli Angeli di Mormanno, annessa al convento cappuccino, una mostra d’altare del 1783 racchiude un “Transito di s. Giuseppe” – olio su tela, cm 180×140 – che un’iscrizione in basso, a sinistra, assegna propriamente a Giuseppe Bisignano e data al 1660: “Ioseph/ Bisignanus/ Ping.t/ 1660”. Il dipinto, piuttosto interessante nella resa dei soggetti e nella descrizione d’ambiente, si vale d’una grata armonia di colori, che conferisce alla rappresentazione un senso di vissuta intimità; così da rendere domestico il momento solenne del trapasso di Giuseppe.

Due repliche, con varianti, del modello originale di Giuseppe Bisignano, entrambe del sec. XVIII: a Cerchiara di Calabria, a sinistra, ed a Cassano Ionio

Giova notare, ancora, come l’opera autografa di Giuseppe Bisignano, del 1660, sia servita da modello, nel secolo successivo, per altre repliche destinate a chiese della Diocesi di Cassano: a riprova della sua felicità d’invenzione e della sua fortuna pubblica come immagine di gusto devozionale.

S. DOMENICO ROMEO
Mauro Marchesato – Chiesa di s. Giovanni Battista
Ultima cena (1667)

Del tutto sconosciuto è S. Domenico Romeo, che avrebbe firmato nel 1667 una “Ultima cena” – olio su tela, cm270x140 – oggi collocata nel soffitto della chiesa di s. Giovanni Battista di S. Mauro Marchesato. Mentre che il dipinto doveva un tempo trovarsi sull’altare dell’Oratorio del Sacramento di Santa Severina, istituito dall’arcivescovo Francesco Falabella. Sul frontale del gradino, sotto lo stemma episcopale del Falabella, corre infatti l’iscrizione frammentaria: “Franciscus Falabellus Archiepiscopus Sancta Severina Anno 1667 Praesulatus Sui (….)”. Il dipinto, scorciato nei lati e in sommità, presenta una soluzione spaziale originale: col pavimento chiaro in prospettiva, che ha un punto di fuga nell’ovale in controluce, situato in fondo a un vano buio inquadrato da una classica serliana.

IGNAZIO SCHIAVELLO
Rossano – Chiesa di s. Bernardino
Immacolata ed Eterno Padre (1669)

Un pittore dai tratti ancora incerti è Ignazio Schiavello; presente, nella chiesa di s. Bernardino di Rossano, con una tela della “Immacolata ed Eterno Padre”; che firma per esteso – “Ignatius Schiavellus” – e data al 1669. Lo spunto giordanesco viene elaborato in modo grossolano; ma evidenzia il lavorio che in provincia vari artisti di Calabria conducevano, nel corso del ‘600, sui modelli alti offerti sopra tutto dalla grande Scuola napoletana.

AGOSTINO CANNATA
Vibo Valentia – Duomo
Leoluca (1670-80)

Un pittore – ancor noto per una sola opera, oltretutto soltanto a lui attribuita dalla tradizione storica locale – è Agostino Cannata (Monteleone 1641-1706), il quale fu contemporaneo e conterraneo di Francesco Zoda (Monteleone 1639-1719). Si tratta della figura stante, e in attributi vescovili, di “S. Leoluca” – olio su tela, cm 180×117 – la quale trovasi nel Duomo di Vibo Valentia. Il dipinto, che ha uno stile severo nella scelta bruna dei colori (un fondale nero, donde emerge il viola del piviale; ravvivato appena dal bianco del camice, dal rubino della stola e dall’ocra della mitria), mostra il santo protettore della città di Monteleone mentre benedice; posto tra due pilastri, lumeggiati da un riverbero soffuso. Immagine che, secondo tradizione, sarebbe stata ispirata al pittore da una notturna visione giovanile; intervenuta nell’occasione della peste, che opprimeva la città.

TOMMASO DI FLORIO
Briatico – Chiesa di s. Nicola – S. Nicola di Bari (1674)
Vibo Valentia – Chiesa di s. Giuseppe – Sacra famiglia (1675)

Del pittore di Monteleone Tommaso Di Florio (1613-75) si conoscono, allo stato, due opere: entrambe firmate e datate. Un “S. Nicola di Bari” – olio su tela, cm 252×170 – nella chiesa di s. Nicola di Briatico; che reca sul retro l’iscrizione a pennello, in corsivo: “Thomas De/ Florius P./ 1674” (l’anno d’esecuzione fu, a lungo, malamente letto 1624; ingenerando fantasiose illazioni sul prodigio giovanile dell’autore, che l’avrebbe eseguita ad 11 anni). Ed una “Sacra famiglia” – olio su tela, cm 320×200 – collocata nel soffitto della chiesa di s. Giuseppe di Vibo Valentia; la quale reca iscritto, sotto la figura di s. Giuseppe, a pennello, in corsivo: “Thomas di Florio 1675”. La critica ha rilevato, in entrambi i lavori, un influsso di Pacecco De Rosa; presente, a Vibo Valentia, nella chiesa dei Cappuccini, con una “Immacolata e santi” del 1656.

GIUSEPPE PERRI
Catanzaro – Basilica dell’Immacolata
Madonna Immacolata e ss. Trinità (1675-1700) – Part.

Al pittore Giuseppe Perri, d’origine nicastrese, viene assegnata una “Madonna Immacolata e ss. Trinità” – olio su tela, cm 330×197 – che si presume eseguita nell’ultimo quarto del ‘600, collocata nella basilica dell’Immacolata di Catanzaro. Le notizie, scarse e frammentarie, sul maestro lo vedrebbero ancora attivo nella cattedrale di Nicastro. Come è stato osservato, nel suo stile si ravvisa un richiamo a stilemi tardo-manieristici napoletani; specie alla pittura di Giovanni Balducci.

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