[Visto forse l’articolo di Vincenzo Cianni Pare la via i Sceuza, pubblicato su Cetraro In Rete il 24 febbraio scorso, il nostro lettore e amico Raffaele Zenardi, ci ha inviato una serie di foto, corredate da una mail, che pubblichiamo volentieri. Ringraziamo Raffaele per la gentile e gradita collaborazione]

“Gentilissima Redazione di Cetraro In Rete,

Vi invio questo foto da me scattate alcune anni fa, in compagnia dell’amico Leonardo Iozzi. Esse sono state pubblicate, con il mio nome, nell’appendice al saggio “Gli Statuti di Cetraro” di Stefano Iozzi. Riguardano la località Sceuza.

Una delle foto inquadra le sponde del fiume Aron e la Praja, un’altra ritrae la casetta di Sceuza, la quale, fino a qualche decennio fa, recava la scritta “Sceuza“, e un’altra ancora riguarda il mulino di Sceuza. Detto nome, nella forma errata Seneza, si trova negli Statuti di Cetraro del 1512.

Come scrive Stefano Iozzi, il luogo di Seneza, “trascrizione errata della località di Sceuza, che comprende le due sponde del fiume Aron, si trova a 400 dalle prime case del paese e segnava il punto da dove partiva un canale, Prisa delo Acquato (sic, ma Acquaro), che portava l’acqua al mulino di mare“.

Il nome di Sceuza, inizialmente, riguardava la sponda sinistra del fiume Aron e poi si estese anche alla sponda destra. Questa, attorno alla casa Gravina e Fornace Lucibello, ha il nome Ciciarello.

La via che porta verso la campagna, nell’ottocento, era detta strada di “capo l’irto o di caparrua“. Il nome di Sceuza non ha nulla in comune con la parola napoletana “Streuza“, che ha il significato di cosa contorta, tortuosa, complicata.

Raffaele Zenardi”.

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