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Come il gambling può salvare l’arte

Chi l’ha detto che l’arte può essere solo quella che si vede in un museo? Il progetto dell’agenzia Mentor prova infatti a smentire questa falsa credenza. MyEleusis, questo il nome del videogame, sviluppato anche attraverso finanziamenti provenienti dalla Comunità Europea e altri fondi statali, racconta il sobborgo Atene e il suo museo archeologico in uno spazio virtuale, ripercorrendo soprattutto la Via Sacra, tappa dei mister eleusini.

L’idea è quella di promuovere il patrimonio culturale e il turismo sfruttando tutte le potenzialità della tecnologia. Un progetto ambizioso, sviluppato in collaborazione con la Soprintendenza alle antichità dell’Attica Occidentale, il Centro ricerche Athena e il gruppo Cite – Communication and Information Technology Experts. “Serius gam e, digital storytelling e realtà aumentata, ma anche percorsi ludici digitali per bambini, propongono per la prima volta in Grecia un approccio interattivo e olistico alle aree archeologiche, così come l’hanno concepito i giovani ricercatori delle università – spiega Alberto Cotrona, che ad Atene si occupa di progettazione culturale – Tutto il centro dell’antica Elefsina, che sarà capitale europea della cultura per il 2021, è costellato da testimonianze del passato che risalgono fino all’età del ferro. E da interessanti insediamenti industriali, raffinerie e acciaierie, anch’essi inglobati nel percorso turistico”.

“Progetti come questo confermano il filo conduttore tra gaming, gambling e arte – commentano così la notizia dalla redazione di BonusRicchi.com – i supporti digitali possono infatti valorizzare le bellezze della nostra storia e della nostra cultura. Basti pensare a tutte quelle slot machine che mettono in mostra antichità archeologiche e storiche, oppure i videogame che fanno viaggiare i giocatori nel passato”.

Al centro quindi non c’è solo l’arte, ma il giocatore, che diventa così anche turista e visitatore. Fondamentale è allora sviluppare lo storytelling e lo storydoing, ultime frontiere di una gamification che parla di un linguaggio diverso e guarda ad altri settori. “Un processo questo dove l’Italia è in prima fila – affermano ancora da Bonus Ricchi – Sono tanti infatti i musei che hanno colto l’opportunità del gaming per valorizzare l’arte: il Mann di Napoli, il Marta di Taranto, il teatro Regio di Parma e gli Uffizi di Firenze”.

Prendiamo un esempio, al Museo Archeologico di Napoli il direttore Paolo Giulierini ha sviluppato il videogame “Father and Son”. La trama è semplice: c’è un padre che sul punto di morte scrive al figlio e si confessa, chiedendo di cercare i suoi appunti proprio all’interno del museo. Il gioco, rilasciato in italiano, inglese, portoghese, francese, russo, cinese e spagnolo, e anche in dialetto napoletano, ha registrato qualcosa come 4 milioni di download in tutto il mondo. Insomma, credete ancora che arte e videogame siano tanto incompatibili?

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