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Aieta risponde a Cennamo e fa chiarezza sul 2015

Dopo la pungente nota del Capogruppo del PD, Ermanno Cennamo – pubblicata anche su Cetraro In Rete con il titolo “Il paradosso c’è” –, arriva la replica del Consigliere Regionale Giuseppe Aieta con la quale – come lui stesso chiarisce – fa “finalmente chiarezza sul 2015”.

«Prendo solo la parte politica del ragionamento del capogruppo Cennamo – inizia Aieta – ed evito di scendere allo stesso livello di volgarità di qualche suo omonimo anche perché parlano da sole le nostre storie personali».

«Dopo 10 anni di vita amministrativa trascorsa insieme, dal 2005 al 2015, per via di una norma che impediva il terzo mandato per i Sindaci, la mia esperienza terminava. Il rischio di una frattura all’interno della coalizione che aveva governato Cetraro era forte perché legittime erano le aspettative dei singoli che, nel caso specifico, hanno interessato proprio due dei miei collaboratori che, per ragioni diverse, riscuotevano maggiore visibilità nella città: lo stesso Ermanno Cennamo ed Angelo Aita, attuale Sindaco».

«L’idea che le persone a me più vicine potessero dividersi cominciava a diventare un problema perché con loro e, ovviamente con tanti altri, avevo condiviso una stagione costata tanta fatica, preoccupazioni ma anche grandi successi. Con Aita avevo condiviso un rapporto intenso di amicizia leale e disinteressata sin dagli albori della mia esperienza politica avendolo avuto sempre dalla mia parte in tutte le campagne elettorali provinciali beneficiando della sua visione amministrativa che ancor oggi considero tra le più illuminate nel novero degli amministratori locali. Con Cennamo, nonostante non avessi avuto nessun rapporto politico precedente, nell’ultimo quinquennio intensificammo le nostre relazioni fino a condividere una virtuosa amicizia. Questo è il quadro della dimensione umana in cui tutto si è svolto e di cui, nel 2015, ho avvertito il tormento».

«È ovvio – continua il Consigliere Regionale – che di fronte a questo quadro le divisioni che si affacciavano durante le trattative politiche che dovevano portare all’individuazione del futuro Sindaco nel 2015 mi spinsero a tentare una mediazione. Più volte parlai con Cennamo ed Aita insieme per trovare una sintesi ed evitare che quel quadro politico che aveva garantito risultati importanti andasse in frantumi. Niente da fare: le posizioni erano cristallizzate e nessuno cedeva perché oramai si erano formate le coalizioni che spingevano i due ad andare avanti».

«Con entrambi fui chiaro sin dal primo momento: se si fossero divisi non avrei preso parte alla campagna elettorale perché umanamente non avrei potuto scegliere tra i miei più vicini collaboratori. Né avvertivo l’imbarazzo politico di questa mia scelta perché se è vero che Cennamo era del PD e mi era stato vicino durante la campagna elettorale per le regionali è anche vero che Aita non solo ha sempre votato PD ma, per giunta, aveva sempre condiviso le mie scelte politiche schierandosi non solo alle regionali ma anche alle due competizioni provinciali con le mie scelte. Così come fece nella scelta di sostenere Renzi contrariamente alle scelte di Cennamo che, su Renzi, ebbe un ripensamento tardivo».

«Ecco perché non partecipai a nessuna iniziativa politica! La politica è fatta anche di rapporti umani oltre che di furbizie, tattiche e strategie. Cennamo, poi, mi contesta il fatto che in questi 3 anni io abbia curato i rapporti tra il Sindaco Aita e la Regione Calabria. Per la mia concezione politica avrei fatto la stessa cosa anche con un Sindaco avversario perché per me viene sempre prima la città. Sempre! Soprattutto quando a quella città hai dedicato i migliori anni della tua vita».

«Arriviamo ad oggi.

Il mio tentativo era solo quello di dare vita ad una coalizione di governo più forte rispetto ai problemi seri, e di cui nessuno parla, che riguardano il mercato ittico e la gestione della darsena turistica. Due aspetti simbolo per la nostra città che potrebbero – se non trattati con la dovuta oculatezza – riportare indietro le lancette dell’orologio in termini di agibilità democratica».

«Ma nell’incontro tra il Sindaco e il PD si è voluto inserire un altro elemento che desse al dialogo intrapreso una cornice rigorosamente politica, e cioè la costruzione di un dialogo che tenesse conto anche delle prossime elezioni regionali e del sostegno a Mario Oliverio. Ecco perché si è posto il problema di Area Democratica, movimento ispirato inizialmente alle posizioni del consigliere regionale Aieta e poi, nel corso del tempo, modificando legittimamente il suo orientamento politico tanto da perdere un consigliere comunale nella persona di Luigi Mari che, invece, ha mantenuto la sua originaria collocazione. Dunque, Area Democratica, ispirata da un altro valido e qualificato collaboratore che è stato per me Pino Losardo ha, con coerenza e chiarezza, confermato la sua appartenenza al centrodestra per le prossime regionali. L’unico elemento chiaro di tutta questa trattativa, dunque, è venuto proprio da Area Democratica i cui consiglieri comunali io stimo ed apprezzo. Il paradosso, dunque, c’è e sta tutto nella scelta politica compiuta dal PD tanto da essere diventato un caso regionale».

«Tradotto in sintesi: il Sindaco Aita azzera la Giunta per favorire il dialogo col PD; il PD all’incontro col Sindaco stila un documento nel quale avvia il dialogo sui problemi della città pretendendo un confine preciso che è il quadro di centrosinistra e il sostegno a Mario Oliverio; si apre la trattativa ed Area Democratica, con coerenza e nettezza, manifesta l’appartenenza al centrodestra; il Sindaco e la sua maggioranza si dicono tutti del centrosinistra manifestando il sostegno a Mario Oliverio. E il PD che fa? Rompe con la maggioranza di centrosinistra pronta a sostenere Mario Oliverio e segue Area Democratica che ha manifestato – lo ripeto – con chiarezza e nettezza, la propria appartenenza al centrodestra, quindi contro Mario Oliverio.
Il paradosso, caro Ermanno, è solo nelle furbizie a danno della città! E mi dispiace che, nel PD, chi avrebbe dovuto far prevalere la responsabilità non lo ha fatto perché – dalle cose che scrivi dopo tre anni – capisco che è prevalso il rancore ed il risentimento rispetto ad un appello del Sindaco che aveva chiesto di riallacciare i rapporti con un impegno diretto del partito».

«Infine – conclude – mi inviti a seguire le ragioni del cuore per compiere le mie scelte. Bene, sappi che quella strada mi conduce solo in una direzione: l’amore smisurato verso la mia città che insieme abbiamo governato per 10 anni vivendo le medesime tensioni e preoccupazioni e che oggi avrebbe voluto un clima disteso e sereno che le furbizie e le ambizioni personali hanno compromesso.

Ancora: io sto con Aita – come tu mi contesti – perché Aita è il Sindaco della mia città e perché stimo le sue qualità morali e amministrative. Io sto con Aita perché Aita è stato sempre con me – ma anche con te e tutti i nostri colleghi – nella costruzione di un progetto di città nuova. E speravo che potessimo stare di nuovo tutti insieme. Ci avevo quasi creduto.

Il tempo, si sa, è galantuomo, e le scelte di oggi potrebbero essere causa di danni incalcolabili domani».

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