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Aieta: “ho deciso di incontrare i cittadini”

Last updated on 26 Febbraio 2017

Riceviamo e pubblichiamo la puntata del 27.10.2012 di Parliamone!, la rubrica tenuta dal Sindaco Aieta su Facebook. Buona lettura.

PARLIAMONE! 27.X.2012

Sindaco di Cetraro Giuseppe AietaDa circa un mese è iniziata la verifica politico-amministrativa nella maggioranza che sostiene la Giunta da me guidata.

Abbiamo discusso di tanti problemi, della crisi finanziaria che attanaglia i Comuni, delle soluzioni e del rilancio di un’attività che per la sola responsabilità del sottoscritto ha forse perso un po’ di entusiasmo. Abbiamo fatto delle discussioni responsabili e mature degne di una classe politica che in questa città rappresenta uno straordinario capitale umano di uomini e donne che si mettono in discussione e che impiegano il loro tempo ad occuparsi della Cosa Pubblica.

In queste settimane, mettendo i piedi nella pancia anche della contrapposizione sugli esiti, le soluzioni, le legittime ambizioni ho trovato un dato comune a tutti: il desiderio di occuparsi degli altri! Quello che la politica nazionale fatica sempre di più a sostenere. Quello che l’antipolitica finisce per trasformare in disagio, scetticismo e, infine, rabbia.

Anche nel caos di un «Paese spaesato» – per usare le efficaci parole di Monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei -, persino nella «frantumazione e nello smarrimento» che insidiano «l’unità della persona», all’origine della politica c’è un fattore che misteriosamente pulsa, e resiste. Il desiderio di giustizia, verità, felicità.

Tutto questo non può essere ridotto a volgarità di vecchie liturgie, di desueti comportamenti, di anacronistiche tattiche. Perché così non è!

Difendo il decoro e la dignità di chi sforza il proprio ragionamento, di chi è impegnato a indicare soluzioni, di chi ha legittime aspettative. Nessun ricatto, nessuna volgarità, nessun ritorno al passato. Solo discussioni, accese discussioni su ciò che la città dovrà essere alla fine di questa esaltante stagione.

Un esercizio che spesso dimentichiamo è quello di ricordarci da dove siamo partiti. Certo, tanti sono i problemi che abbiamo davanti, ma tanti sono i problemi che abbiamo risolto e che ci stanno alle spalle. Adesso è il momento del decoro, della manutenzione, della pulizia, delle regole. Se siamo riusciti a costruire opere epocali sono certo che saremo capaci di centrare anche questi obiettivi.

Adesso, però, abbiamo bisogno di Voi! Abbiamo bisogno di chi imbattendosi in un sacchetto della spazzatura lasciato per strada da qualche balordo non si indigni con il Comune ma con chi quel sacchetto ha buttato via; abbiamo bisogno di chi non si arrabbia se viene raggiunto da una multa dopo aver lasciato l’auto in luoghi vietati; abbiamo bisogno di invitare il nostro vicino di casa a curare il proprio giardino o terreno che sia; abbiamo bisogno di chi ci aiuti a migliorare la qualità della vita della nostra città.

Al contrario è giusto indignarsi se i nostri giardini pubblici sono sporchi; è giusto indignarsi se una strada è dissestata; è giusto indignarsi davanti alle ingiustizie; è giusto indignarsi davanti all’arroganza.

Dobbiamo parlare di più! Lo dico a chi si cela dietro l’anonimato, a chi si nasconde dietro una sigla, a chi pensa di trovare indisponibilità al dialogo.

Abbiamo la necessità di ritrovare il gusto del dialogo, della conversazione, della contrapposizione, a patto che al centro di tutto poniamo la nostra città. Quando invece ci facciamo guidare dall’odio o dall’invidia difficile è il dialogo.

Ho deciso di incontrare i cittadini per spiegare cosa succede e per parlare di ciò che vogliamo fare in questi due anni e mezzo che ci rimangono. O meglio, che mi rimangono. Lo farò nel teatro comunale, luogo di tante belle iniziative organizzate dai nostri ragazzi. Molti mi chiamano, tanti mi fermano per le strade, altri si informano presso i miei amici. C’è preoccupazione per notizie che arrivano e che non rappresentano la realtà. Probabilmente noi che siamo i protagonisti di quella discussione non siamo stati capaci di veicolare un buon messaggio, di far passare cioè l’idea che ci stiamo occupando dei cittadini e non dei singoli. Sarà mia cura correggere il tiro, sarà mio preciso dovere tutelare l’immagine di una coalizione che dal 2005 ha introdotto elementi di novità nei rapporti tra le forze e tra queste e i cittadini. Sarà mia cura difendere la felice e vincente intuizione di costruire una coalizione attraverso il perfetto equilibrio tra i partiti politici e i movimenti civici. Sarà mia cura difendere risorse intellettuali e amministrative costruite in questi anni.

Indietro non si torna!

Discuteremo dei problemi della città che interessano tutti, proprio tutti, e verso cui tutti, in questi anni, hanno contribuito a dare soluzioni.

Qualche esempio.

Teatro comunale: questa idea nasce dalla pressante insistenza dei ragazzi che ogni anno organizzavano recite in dialetto cetrarese nella sala Albenzio Rossi. Al loro desiderio di potersi esprimere si univa la vibrante richiesta di Don Ennio che, con durezza, invocava un luogo dove i nostri ragazzi potessero liberare le proprie abilità ed esprimere i propri talenti.
Avevano ragione loro!

Corridoio delle Contrade: quest’opera nasce dall’indicazione di un mio amico contadino che con grande saggezza mi suggerì di allargare la strada per Vonella all’altezza del Ponte Caprovini e di costruire una strada che costeggiasse il fiume Aron per sorvegliarlo dai balordi che lo avevano scambiato per discarica e per accorciare le distanze tra alcune contrade popolose e l’ospedale civile.
Aveva ragione lui!

Con questo voglio solo confermare la mia convinzione che la città ha bisogno di dialogo, di relazioni, di rapporti. Forse in questi due anni il dialogo è stato meno frequente per responsabilità dei miei impegni in seno alla Giunta Provinciale. Ma anche perché le risorse finanziarie si sono drasticamente ridotte per via di una crisi spaventosa che colpisce soprattutto i Comuni e che ci fa ritardare nelle risposte ai cittadini.

Al Teatro, dunque, incontrerò i cittadini, gli insegnanti, i parroci, gli operai, gli studenti, i disoccupati (su questi a breve mi leggerete), le associazioni, gli operatori sanitari, le professioni, i pescatori. Insomma, incontrerò il corpo vivo della città. Discuteremo del nostro futuro, raccoglieremo indicazioni, suggerimenti.

Ritorneremo a parlarci per ritrovare – insieme – il desiderio di occuparci della nostra straordinaria città, della sua bellezza, dei suoi problemi, delle sue risorse, delle sue ansie, dei suoi sogni.

Indietro non si torna!

A presto

Giuseppe”.

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