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Al via la mostra “Intrecci d’arte e moda”

«Arte e moda hanno sempre dialogato e gli artisti hanno nei diversi settori collaborato definendo bene contaminazioni e sovrapposizioni» si legge su un comunicato diffuso oggi.

«Nella mostra si avverte e si focalizza l’attenzione sul lavoro di chi ha voglia del “Fare”  ispirata alla creatività, con la riflessione su alcuni atelier e arrivare a domandarsi se nell’industria culturale contemporanea si possa ancora parlare di due mondi distinti, o se invece siamo di fronte a un peculiare intreccio di ruoli.

Arte e moda si sono fronteggiate, spesso guardate l’una con l’altra, anche nel passato. Se gli artisti sono stati affascinati dall’abbigliamento, come strumento essenziale per dare realismo alle loro raffigurazioni, i negozi di abbigliamento hanno tratto molte volte le loro ispirazioni dal mondo dell’arte e assunto atteggiamenti che li equiparavano agli artisti.

Per la moda italiana, sin dai primi dibattiti agli inizi del Novecento sulla necessità di dare identità nazionale alla distribuzione vestimentaria del Bel Paese, il riferimento al mondo dell’arte italiana è stato sentito come elemento di forte distinzione, rispetto alla moda francese, allora imperante.

I confini tra arte e moda iniziano a diventare meno netti negli anni ottanta, quando crescono a livello internazionale le forme di relazione tra i due mondi.

Nasce una nuova categoria di curatori di mostre. Gli artisti, da parte loro, collaborano con la moda per le ragioni più svariate e complesse: dalla semplice curiosità, dal progetto di un’opera d’arte totale all’utopia rivoluzionaria. Swami costituisce un esempio di collaborazione tra arte e moda, che è la conseguenza di una pratica avviata per rivoluzionare i centri cittadini, i corsi principali, gli store, i negozi di Abbigliamento, ma soprattutto il modo di approcciare al bello e al Fare.

L’Iniziativa ha coinvolto il Maestro M. Ciampa, che con le proprie opere suggestive e l’unitarietà estetica crea un racconto che si affaccia sul Corso Luigi De Seta e ha bisogno degli occhi di chi vi guarda.

Segno della presenza di in un determinato spazio, che interagisce con la luce, naturale nelle ore diurne, stroboscopica in quelle notturne. Le opere puntano a creare una relazione affettiva non solo con il passante ma anche con l’architettura che la ospita».

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