Terrazzo ex Pallottini, c’è chi chiede la revoca della Delibera

Poche cose, ormai, riescono a stupirci nello svolgimento del nostro ruolo di controllori e correttori istituzionali degli atti amministrativi prodotti dall’attuale Giunta comunale.

Costretti ad assistere, sempre più, al trionfo del puro dilettantismo e della sciatta incompetenza, restiamo tuttavia sbigottiti e perplessi di fronte all’ultima Deliberazione di Giunta, la n. 85 del 22 giugno 2018, con la quale si concede, in comodato ad uso gratuito, il terrazzo del Palazzo di Città, ex Pallottini, alla benemerita Associazione “San Benedetto Abate”, per la gestione di “attività culturali e il prosieguo della sua attività sociale”.

Non è, questa, la giusta procedura da seguire per poter affidare, all’esterno, la gestione di una struttura comunale adibita all’organizzazione di eventi e manifestazioni pubblici di natura culturale e sociale.

Opporsi al sistema procedurale, usato per tale assegnazione, è esclusivamente un dovere istituzionale.

Grave ed inaccettabile è la reazione di chi non riesce a contenere, in sé stesso, l’ira per un provvedimento che si cerca di correggere. Non sorprendono, più di tanto, i suoi richiami a condotte politiche che non si accettano perché divergenti da quelle che si vorrebbero.

Simile ad una vera e propria epidemia inarrestabile, il dilettantismo di questi amministratori riesce ad infettare, finanche, l’immagine ed il decoro delle rappresentanze sociali più importanti e vitali presenti nella nostra Comunità, coinvolgendole in atti di precaria trasparenza e infliggendo, loro, l’onta di inevitabili e distorti giudizi da parte dell’opinione pubblica.

Siamo sicuri che l’Associazione San Benedetto Abate, a corredo della sua richiesta, non abbia cercato corsie preferenziali per poter avere la concessione gestionale del terrazzo, “roof garden”, del Palazzo di Città!

Se non fosse stata messa fuori strada dalla Deliberazione di concessione citata, certamente la nuova gestione non avrebbe esordito con l’organizzazione di un evento privato su quel terrazzo, nella nottata dell’11 luglio, mentre, in Piazza del Popolo, si completavano i festeggiamenti in onore di San Benedetto.

Si provveda, senza alcun indugio e con senso di umiltà, alla revoca della Deliberazione di Giunta n. 85, del 22 giugno 2018!

Si ripristini la legittimità procedurale nella concessione di un bene patrimoniale “indisponibile”, come quello del terrazzo del Palazzo di Città, e si pensi, poi, ad unire la volontà di un’eventuale “gestione” esterna ad un istituto di legge, alquanto semplice e consumato in tutti i Comuni d’Italia, come la “manifestazione di interesse”.

Il terrazzo del Palazzo comunale, già interessato da interventi strutturali e dotato di accessori e di mobili, è considerato, dalla legge, un bene patrimoniale “indisponibile”, per il semplice fatto che la sua stessa finalità è già ben delineata nell’intervento d’investimento che l’ha generato.

Un suo cambiamento gestionale, proiettato verso l’esterno, pertanto, può essere possibile solo mediante una divulgata e trasparente azione di offerta pubblica, alla quale tutti i cittadini o Associazioni hanno il diritto di partecipare, consapevoli delle condizioni alle quali devono sottostare. Questa è la trasparenza di un’azione amministrativa e la legittimità di un Atto che decide la gestione esterna di un bene patrimoniale comunale!

È vero! Altre e ben più consistenti Amministrazioni, nelle precedenti consiliature, hanno assegnato, ad Associazioni e Circoli sociali e culturali, locali appartenenti al patrimonio immobiliare del nostro Comune! Ma, perché sia chiaro, tali locali facevano parte del patrimonio immobiliare “disponibile” del Comune. Non certamente, quelle Amministrazioni concessero, in modo diretto ed esclusivo, “gestioni” esterne di attività. Concessero, solo ed esclusivamente, “sedi di rappresentanza”.

Chi non riesce a capire la differenza tra la concessione di sedi di rappresentanza e l’affidamento di gestione esterna di attività pubbliche in immobili comunali, può assumere su di sé la responsabilità di decidere il destino di oltre diecimila anime?

Si continui pure, nel frattempo, ad evocare l’accanimento contro questo o quell’altro amministratore! Si pronuncino derive etiche che hanno origine, solo, dal senso inconscio ed oppressivo di autocomplotto!

L’unica speranza che ci rimane è che, nell’attesa che si consumi questo percorso, non restino sul terreno troppi cadaveri. Cos’altro deve accadere per renderci conto che non è possibile, per il bene della città, dormire sonni tranquilli in un simile contesto?

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