Con il suo entusiasmo contagioso e la dedizione del suo team, ha dato vita a un progetto interessantissimo, “Strane Storie di Calabria”, capace di riscoprire e raccontare il lato più affascinante e misterioso della nostra Regione.
L’INTERVISTA – Cosa hanno in comune i cavalieri templari, i fantasmi, la magia, le trombe marine e i folletti? Beh, più di quanto di possa immaginare. Sicuramente, il fascino del mistero, una trasmissione TV – che sta riscuotendo un enorme successo – e una terra ricca di misteri come la Calabria! E personalmente, dopo aver passato tanti anni nella redazione di Voyager, la rivista della trasmissione Rai dedicata proprio ai misteri, non potevo non fare quattro chiacchiere con chi, come il mio amico Francesco Stefanelli, sta raccontando con impegno, passione e dedizione l’anima segreta della sua terra, spesso celata dietro le quinte, mettendo in risalto storie, leggende e segreti che meritano di essere conosciuti da tutti!
Quindi, mettetevi comodi e… buona lettura!
Francesco, cosa ti ha spinto a creare una trasmissione dedicata ai misteri della Calabria?
“È stato un pomeriggio di due anni fa. Mi trovavo a casa di mia nonna e, mentre conversavo con lei, mi sono tornati alla mente i racconti che ci narrava quando eravamo bambini, seduti intorno al braciere. Ci parlava di magare, fantasmi e piccoli demoni dispettosi. È così che è nata l’idea di ‘Strane Storie di Calabria’. Si può dire che l’ispiratrice sia stata mia nonna, insieme alla mia voglia di recuperare e condividere queste antiche tradizioni orali.”
Qual è stato il mistero calabrese più affascinante o sorprendente che hai trattato?
“Ogni mistero che ho raccontato si è rivelato essere una nuova, affascinante scoperta. Ciascuna storia possiede un suo particolare fascino e rappresenta un tassello prezioso nel grande mosaico della cultura calabrese. Attraverso questi racconti, emerge non solo il folklore, ma anche l’anima profonda di questa terra e della sua gente, con le sue credenze, le sue paure e le sue speranze tramandate di generazione in generazione.”

Come selezioni le storie da raccontare?
“La nostra selezione si concentra sulle storie più singolari e intriganti, con particolare attenzione a quelle meno note al grande pubblico. Conduciamo un’attenta ricerca sul territorio, contattando direttamente le persone dei vari paesi calabresi che possono fornirci informazioni di prima mano. Questo approccio ci permette di raccogliere testimonianze autentiche e di preservare racconti che rischerebbero di andare perduti. Per ogni storia, cerchiamo di risalire alle fonti più attendibili, parlando con gli anziani del luogo, gli studiosi locali e chiunque possa contribuire a ricostruire questi preziosi frammenti di tradizione popolare.”
Cosa rende i misteri della nostra Regione così unici?
“La Calabria è così ricca di misteri e leggende proprio perché è stata terra di innumerevoli conquiste e crocevia di diverse civiltà. Dai Greci che fondarono la Magna Grecia, ai Romani, dai Bizantini ai Normanni, dagli Svevi agli Aragonesi, ogni popolazione ha lasciato la propria impronta culturale, le proprie credenze e tradizioni. Questa stratificazione storica millenaria ha creato un patrimonio unico, dove le leggende greche si intrecciano con le superstizioni medievali, i riti bizantini si fondono con le tradizioni locali, e le antiche divinità convivono con i santi cristiani. Pensiamo ad esempio alle ‘magare’, figure che sembrano derivare direttamente dalle sacerdotesse della Magna Grecia, o ai ‘monaci incappucciati’ che richiamano le presenze monastiche bizantine. Ogni storia, ogni mistero porta con sé echi di queste antiche presenze, creando un mosaico culturale che rende la Calabria un luogo davvero unico nel panorama del folklore italiano.”
Ci sono stati episodi in cui Francesco Stefanelli ha dovuto affrontare difficoltà particolari nel raccontare una storia?
“Le difficoltà principali nel nostro lavoro sono di due tipi. La prima è di natura tecnica: non è semplice trovare persone disposte a condividere le loro storie davanti a una telecamera, spesso per timidezza o riservatezza. Ma la sfida più grande e delicata è quella di rintracciare le fonti più autentiche: gli anziani del posto, custodi di un sapere antico e prezioso. È una corsa contro il tempo, perché con loro rischia di scomparire un patrimonio di conoscenze, tradizioni e memorie tramandate oralmente per generazioni. Questi testimoni sono come biblioteche viventi della nostra cultura popolare, e ogni volta che uno di loro viene a mancare, è come se si perdesse un libro insostituibile della nostra storia.”
La trasmissione ha suscitato qualche reazione inaspettata da parte del pubblico o delle comunità locali?
“Le reazioni del pubblico hanno superato ogni aspettativa, rivelandosi tutte estremamente positive. Riceviamo quotidianamente messaggi di ringraziamento da parte di persone che, grazie alla nostra trasmissione, riscoprono racconti che il tempo aveva quasi cancellato. È particolarmente gratificante quando gli stessi abitanti di un paese scoprono attraverso il nostro lavoro storie del loro territorio che non conoscevano. Un episodio che ci ha particolarmente colpito è stato quando un gruppo di turisti americani ci ha contattato per ringraziarci: grazie alla nostra trasmissione avevano scoperto la leggenda del fantasma di Guardia Piemontese, arricchendo così la loro esperienza di viaggio in Calabria. Questi riscontri confermano l’importanza del nostro lavoro nel preservare e diffondere il patrimonio culturale calabrese, non solo a livello locale ma anche internazionale.”
Hai mai scoperto qualcosa di nuovo o inedito su un mistero calabrese grazie al tuo lavoro di ricerca?
“La nostra ricerca ci ha riservato continue sorprese, rivelandoci che la Calabria è un vero e proprio scrigno di storie ancora da scoprire. È stato sorprendente constatare come in ogni angolo della regione, persino nel mio stesso paese, esistano racconti inediti e affascinanti che attendono solo di essere portati alla luce. Ogni paese, ogni borgo, ogni contrada custodisce le proprie storie segrete, tramandate in sordina di generazione in generazione. È come se ogni pietra, ogni vicolo nascondesse un racconto mai documentato prima, dimostrando che il patrimonio folkloristico calabrese è molto più vasto e ricco di quanto si potesse immaginare.”

Quale messaggio vorresti trasmettere attraverso Strane Storie di Calabria?
“Il nostro obiettivo è che ogni borgo calabrese possa riscoprire e far rivivere le proprie storie, trasformandole in un patrimonio vivo e presente. Siamo convinti che questi racconti non siano solo memoria del passato, ma possano diventare uno straordinario strumento di valorizzazione del territorio. Ogni leggenda, ogni mistero racconta l’anima autentica di un luogo e può rappresentare una chiave unica per far scoprire la Calabria ai visitatori, andando oltre gli itinerari turistici tradizionali. Quando un borgo riscopre le proprie storie, riscopre la propria identità e può condividerla con il mondo, creando un ponte tra passato e presente, tra tradizione e futuro turistico della nostra regione.”
Oltre ai misteri e alle leggende, hai mai pensato di esplorare altri aspetti “nascosti”?
La trasmissione ha richiesto un grande investimento di tempo ed energie, e attualmente stiamo concentrando le nostre risorse su un nuovo progetto televisivo. Nella scelta dei nostri contenuti, seguiamo una linea editoriale precisa: preferiamo evitare di replicare format già esistenti. Per esempio, il tema dei borghi abbandonati, per quanto affascinante, è già ampiamente documentato da numerosi youtuber e content creator. La nostra filosofia è quella di offrire contenuti originali che possano raccontare aspetti ancora inesplorati della Calabria, portando sempre una prospettiva nuova e autentica.”
Quali sono i tuoi progetti futuri per la trasmissione? Hai in mente nuovi formati o collaborazioni per ampliare il pubblico?
“Stiamo giungendo alla conclusione della seconda stagione e, nell’eventualità di una terza, intendiamo mantenere la stessa impostazione che ha caratterizzato le edizioni precedenti, poiché si è dimostrata vincente. Il nostro obiettivo continuerà a essere quello di portare alla luce storie antiche ancora sconosciute al grande pubblico. È un lavoro di ricerca che non si esaurisce mai, perché la Calabria custodisce un patrimonio infinito di racconti che attendono solo di essere riscoperti e condivisi. Vogliamo proseguire questo viaggio alla scoperta delle radici più profonde della nostra terra, mantenendo intatto lo spirito originale del programma.”

Grazie. Salutiamoci con una chiusura per il lettoreli di CiR…
“Che queste parole possano echeggiare tra le antiche mura dei borghi calabresi, raggiungendo chi ancora custodisce nel cuore una storia mai raccontata. Che possano viaggiare lungo le coste e risalire fino alle cime più alte dell’Aspromonte e della Sila, dove forse qualche anziano conserva ancora il ricordo di leggende dimenticate. Che possano attraversare le valli e i vicoli dei paesi arroccati, dove ogni pietra nasconde un mistero e ogni anziano è custode di una memoria preziosa. Che questa intervista possa essere come una bottiglia lanciata nel mare del tempo, pronta a raccogliere nuove ‘Strane Storie di Calabria’, perché ogni racconto salvato è un pezzo di storia che continuerà a vivere nelle generazioni future.”