Sentenza Turetta: ergastolo tra luci ed ombre. Un caso che divide l’Italia

Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’uccisione dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, colpita con 75 coltellate nel novembre 2023. La sentenza, motivata ieri, 8 aprile 2025 dalla Corte d’Assise di Venezia, conferma la pena massima ma divide l’Italia. Ecco perché.

Premeditazione Confermata, Crudeltà Esclusa

I giudici hanno riconosciuto la premeditazione grazie a una “lista” trovata sul cellulare di Turetta, con oggetti come coltelli e scotch, stilata giorni prima del delitto. Esclusa però l’aggravante della crudeltà: le 75 coltellate, “rapide e alla cieca”, non dimostrerebbero sadismo secondo la Corte, nonostante le proteste di chi vede in questa lettura una minimizzazione. Ma solo “inesperienza”.

Lucidità e Fuga

Dopo l’omicidio, Turetta ha nascosto il corpo vicino al lago di Barcis e fuggito in Germania, arrestato una settimana dopo. La sua “lucidità e razionalità” post-delitto, unita a confessioni parziali e calcolate, ha pesato sulla condanna all’ergastolo, senza attenuanti. Elena Cecchettin, sorella di Giulia, ha definito la sentenza “pericolosa”, mentre il padre Gino ha parlato di una sconfitta sociale. L’ergastolo soddisfa la richiesta di giustizia, ma l’esclusione della crudeltà riapre il dibattito su come il sistema affronti i femminicidi. Un caso che segna, tra aula e piazza.