“Riflessione sul Natale”, di Luigi Leporini

NativitàArriva anche quest’anno, puntuale, alla scadenza del 25 Dicembre, col suo fascino misterioso e magico, il Santo Natale. Arriva per ricordarci, di là dal contingente, la nobiltà del nostro essere uomini, redenti al Natale di duemilaundici anni fa. Natale è, infatti, memoria del grande mistero che ha segnato e cambiato il destino dell’uomo: è grazie al Natale se egli non finisce con la materia con cui è intriso, ma si eleva, proteso in spirito, verso l’eternità

Anche quest’anno Natale arriva per tutti, messaggero di speranza, in tutti gli angoli del pianeta e nelle profondità sconosciute del cosmo: ricchi e poveri, piccoli e grandi, gente comune e gente famosa, principi e regnanti, ne sono tutti in qualche modo, bene o male, coinvolti.

Natale è nell’aria che respiri, nel sorriso dei bimbi in attesa, nel luccichio delle vetrine in festa, nel suono delle campane, nella melodia dei pifferi e delle cornamuse discesi a valle dalla campagna, nella sfarzosità del lusso di via Condotti, di via Frattina, nella capitale, e per le povere vie del mondo, nel calore dei caminetti accesi, nel profumo intesso delle caldarroste agli angoli della strada, in città.

Natale è nel presepio di casa tua, in quello che non vedi o fingi di non vedere sulla strada, dove una mamma, sola e senza fissa dimora, stringe al petto del suo bimbo infreddolito, avvolto dalla povertà.

Natale è nella mano di chi, disteso sul marciapiede, domanda una monetina ai passanti, del bimbo che la pretende e t’insegue davanti ai supermercati, nella miseria del barbone che a sera, coperto di stracci, guadagna in posto sulla panchina del parco o cerca un po’ di calore sul mucchio di cartoni ai margini della stazione Tiburtina.

È Natale anche per chi annega la sua sventura in un bicchiere di vino, di chi affoga nella droga le sue illusioni, le sue delusioni e la sua noia di vivere. È Natale in mezzo agli emigranti che sfidano nella notte, a schiera, le insidie del mare alla ricerca di una vita da vivere, è tra quelli che restano inghiottiti dai flutti, tra i giovani senza lavoro e senza prospettive, nell’ansia di chi attende invano una persona lontana, di chi, pentito, si accinge a tornare in famiglia, nella solitudine di chi questa non ce l’ha, e persino nell’angoscia di chi ha perduto una persona cara ma che sa, grazie al natale, risorgerà.

Il 25 Dicembre è Natale a oriente e occidente, al nord e al sud dell’Italia e del mondo, è Natale dove imperversano i venti di guerra, sciagure e calamità e ciononostante si prega e si spera. È Natale tra i terremotati superstiti, straziati nel corpo e nello spirito, senza tetto e senza famiglia, tra gli alluvionati appena scampati alla piena, tra le sofferenze e nella disperazione degli ammalati terminali. È Natale per chi è in festa, per chi è in lutto, per chi si affaccia alla vita e per chi ha ormai i giorni, le ore e i minuti contati.

Natale non è una data sul calendario degli anni che inseguono, di generazione in generazione, la meta ultima, inesorabile dell’uomo. Natale è molto di più, nel cuore di ogni uomo che soffre, che ama, che spera che vive, che muore.

Sarà Natale anche per me, non soltanto il 25 Dicembre, ma ogni altro giorno in cui saprò guardare in faccia con rispetto il mio simile, considerarne e comprenderne la complessa, profonda, recondita, particolare umanità; se con un semplice, anche piccolo gesto di solidarietà e amore, saprò dare significato alla mia fugace presenza sulla scena del mondo, riconoscendomi e professandomi, fratello di ogni vivente.

[Questa riflessione a firma di Luigi Leporini risale al 2011. Ci è stata inviata dalla moglie, che ringraziamo per averci dato la possibilità di pubblicare un altro scritto del nostro amico e compianto Professore]