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Non vige più l’ordinamento democratico nel Consiglio Comunale della nostra città!

Con le sue leggi, le sue norme, le sue direttive, i suoi indirizzi, le sue regole. Mentre le problematiche più reali e prioritarie, che stanno determinando una lunga ed irreversibile fase di stallo nell’economia cittadina e preoccupanti stati di nuove povertà, avrebbero assoluto bisogno di essere affrontate con unità e coesione politica ed amministrativa, la maggioranza si impegna, sempre più, al consolidamento del suo potere, con atti di forza decisionali ed impositivi.

Il Documento politico redatto dai consiglieri di Uniti per Cetraro, P.D. e Area Democratica, letto prima del loro abbandono dell’Aula del Consiglio, nella seduta del 3 maggio u.s., è stato ritenuto, dalla seconda carica dell’Esecutivo, un foglio di carta “senza arte, né parte”.

Ed è comprensibile lo stato di nevrosi di alcuni governanti, esploso, nella stessa occasione, con conseguente perdita di stile e mancanza di compostezza istituzionale.

Le ragioni delle barricate erette da questi gruppi consiliari meriterebbero il giusto rispetto se trovassero di fronte una parte politica ed amministrativa disponibile ad accettare la normale contrapposizione dialettica ed il ruolo di chi garantisce i costituzionali rapporti democratici. Nessuno ha mai osato delegittimare il diritto di governare la città da parte della maggioranza. Non ci vorrebbe molto a leggerlo sullo stesso Documento messo agli atti del verbale della citata seduta! Ci guarderemmo bene dal delegittimare un governo, democraticamente, eletto dalla volontà popolare nel lontano 2015. Sia pure in forma diversa da quella attuale, nel senso che tutte le attuali minoranze rappresentano, oggi, più della metà del popolo cetrarese.

Ma, le battaglie di questi gruppi consiliari, estese fino al punto da abbandonare l’Aula consiliare e tutte le Commissioni consiliari di cui facevano parte, trova origine, solo ed esclusivamente, dalla determinata, imperterrita, imperturbabile volontà della maggioranza di rendere insignificanti, o nulli, i ruoli e le funzioni delle minoranze, con la costante violazione delle leggi dello Stato, delle norme dello Statuto Comunale, degli articoli dei Regolamenti Comunali. Il tutto, con un’azione progressiva che passa da un Consiglio comunale all’altro. In quale altro modo gli stessi consiglieri di minoranza potrebbero dare un senso al loro mandato, se non proteggendo le prerogative che la legge gli assegna e la libera manifestazione del proprio pensiero, sia pure in forma di dissenso o di contrasto, con gli strumenti dell’opposizione moderata e democratica? Senza appelli alla mobilitazione popolare.

Con le armi della dialettica politica.

Senza il ricorso alla carta bollata. Non è nelle nostre corde. E, per questo, rimandiamo al mittente l’invito rivoltoci da un alto esponente del governo cittadino in Consiglio comunale. Che la maggioranza usi la forza dei numeri per respingere gli attacchi dell’opposizione! Non le è consentito zittire le minoranze o superare il suo controllo con la trasgressione sistematica dei suoi diritti! Nel Consiglio comunale del 3 maggio u.s., per intanto, così come era avvenuto in quello del 6 marzo 2018, sono state consumate altre e nuove illegittimità procedurali nell’approvazione di alcune proposte deliberative messe all’o.d.g. Il Presidente del Consiglio, pur essendone finalmente consapevole, si è reso disponibile tali prassi, ribadendo il suo inconfutabile asservimento alla maggioranza e mettendosi alle spalle il suo dovere di arbitro equo ed imparziale. Si ripropone, ancora una volta, come il primo responsabile della inagibilità democratica del Consiglio comunale! Senza se, e senza ma, costituisce una emergenza istituzionale per la nostra città! Non è concesso che un Presidente del Consiglio, e niente è riferibile alla sua persona, possa commettere errori! Se ci sono la prima volta, è possibile porvi rimedio, in maniera dignitosa, attraverso l’Istituto della “revoca” degli atti viziati, che la legge ha posto a disposizione delle pubbliche Amministrazioni. Se, questi errori diventano una consuetudine, allora vuol dire che non può più esistere alcuna fiducia nel suo operato. In altri tempi ed in altri contesti politici ed amministrativi, ci sarebbero stati tutti i motivi per un onorevole e conseguente atto di responsabilità. Le minoranze non scappano! Si dovrà continuare a provare, purtroppo, insofferenza e ribrezzo per i loro comportamenti e le loro denunce politiche ed amministrative. Non sappiamo cosa si provi a governare con una democrazia azzoppata! Ma, qualcuno, dovrà pur pensare ad addossarsene, per la storia, le responsabilità!

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