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Cetraro, servono idee poche ma chiare

Last updated on 25 Febbraio 2017

Riceviamo e pubblichiamo (ndr).

“Lo scenario che ieri si è palesato durante il Consiglio Comunale non è stato dei più rosei. Assenza di parte degli organi regionali (o almeno di quelli interessati), ha fatto fallire quello che poteva essere un modo per poter far luce su una situazione che a noi ha destato sospetto già dai tempi della famosa vicenda della “guardia medica”.

C’è un cattivo costume che ha contraddistinto la Calabria per anni, ed è sempre stato quello di agire una volta che “i buoi sono usciti dal recinto” o per meglio dire “a scoppio ritardato”. Una situazione di disagio che sicuramente non è nuova, sulla quale la politica “urlante” Cetrarese dovrebbe fare un “mea culpa” chiedendosi: negli anni abbiamo fatto tutto il necessario affinchè non si arrivasse a tal punto. La capacità di analisi è stata molto chiara ma lo stesso quesito lo poniamo al riconfermato assessore della sanità del nostro comune, che in molte occasioni ha preferito il silenzio (guardia medica 2009-2010). Però, siccome ieri al di là della politica “urlante ed urlata” e di qualche passerella mondana, non c’è al momento una concreta proposta o alternativa allo, già incomprensibile, scenario delineato da Scarpelli.

Al di là dei puri tecnicismi che vedono impegnate le nostre forze politiche su campanilismi ormai decaduti o peggio ancora sull’opportunità o meno di spostare posti letto da Paola a Cetraro, la domanda che ci sorge spontanea è : si è in grado di fornire un’assistenza sanitaria regolare agli utenti?

Ci spieghiamo meglio : il vero attentato alla sanità è quello di non poter espletare dei servizi sul territorio, o almeno dei servizi di qualità tali da frenare la “spesa pazza” e “l’emigrazione sanitaria”. Li dove la Sanità è un servizio al servizio del cittadino, e alludiamo a regioni come l’Emilia Romagna e Lombardia (giusto per accontentare le tifoserie di destra e sinistra), il ridimensionamento è stato fatto a tempo debito e in misure tali da non creare questi “pasticci” creando poli ospedalieri autosufficienti. Sarebbe, dunque opportuno capire al di là dei mq disponibili e delle singole situazioni che solo i tecnici possono stabilire con certezza, quali delle strutture sia utile al fine dell’espletamento del servizio.

“Avere la botte piena e la moglie ubriaca” pensiamo non sia più possibile. O Cetraro o Paola. Rivendicare i diritti è cosa buona giusta, adempiere ad un dovere è un obbligo.”

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