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Aieta, due questioni: una personale, l’altra politica…

Last updated on 26 Febbraio 2017

Giuseppe Aieta interviene con la sua consueta rubrica PARLIAMONE e pubblica la puntata del 14.III.2013.

“Due sole questioni: una squisitamente personale; l’altra semplicemente politica.

Aieta-GiuseppeLa prima. In questi anni ho provato sulla mia pelle, in quanto uomo pubblico, l’onta del risentimento. Credo che fosse pure normale per uno come me che dal nulla riusciva a vincere quattro elezioni amministrative, due alla Provincia e due al Comune, trovando sempre nelle urne più di quanto ci si aspettasse. Nel corso del tempo si è provato di tutto: a cominciare da quei personaggi squallidi (ma non solo!) saliti agli onori della cronaca giudiziaria che puntualmente tentavano di gettare discredito sulla mia attività amministrativa facendomi oggetto di numerose denunce o, peggio ancora, di campagne di stampa calunniose con l’obiettivo di indebolire il mio straordinario rapporto con i cittadini. Questi, però, avevano almeno il pregio di farlo senza nascondersi; altri hanno tentato attraverso l’anonimato, che è la forma più inquietante della violenza. Niente da fare! Le elezioni, puntualmente, si incaricavano di ricacciare questi maldestri tentativi nella fogna da cui provenivano. E’ evidente che per i miei detrattori questa strategia non ha funzionato per cui era necessario mettere in campo altro. Era necessario tentare il discredito non più agli occhi dell’opinione pubblica, ma all’interno della mia famiglia, tentando di scardinare proprio il pilastro portante dei miei successi politici. Perché proprio nella mia famiglia ho trovato la necessaria serenità affinché in questi anni mi sentissi meno solo, più protetto. Ma neanche questo tentativo ha funzionato, né le pazzesche farneticazioni di questi giorni. Ma proprio in queste ore ci stiamo chiedendo – io, la mia famiglia, i miei parenti e i miei amici – cosa possa aver generato tanto odio.

Il sondaggio, se così lo possiamo definire, porta inequivocabilmente ad una parola sola: l’invidia!

Parlare della persona che si invidia, significa parlare della parte più profonda di sé stessi, delle aspirazioni e dei fallimenti personali, delle difficoltà e dei limiti che si trovano in sé stessi. Dante colloca l’invidia nella seconda cornice del Purgatorio e la rappresenta come un macigno portato sulle spalle dei penitenti, avversa alla virtù della carità. In termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro. L’invidioso per eccellenza spia di nascosto, trama nell’ombra, sparge calunnie, distrugge e gode della distruzione. Perché lo scopo di chi invidia è la distruzione dell’oggetto che odia, per cui prova risentimento. E questa distruzione avviene attraverso la calunnia, la mala parola, il “malo sguardo”, che augura ogni male a chi si ritiene abbia qualcosa di più: benessere, felicità, forza morale, capacità intellettuali e spirituali. E non bada a mezzi o spese per annientare, anche fisicamente, l’oggetto del suo odio. In riferimento a tutto ciò ho molto apprezzato l’omelia di Don Ennio tenuta Domenica scorsa. Un urlo assordante!

A chi avesse la possibilità di recarsi a Padova suggerisco di visitare la Cappella degli Scrovegni, capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo, dove è custodito il ciclo più completo di affreschi realizzato da Giotto tra cui potrete ammirare l’immagine – terribile nella sua crudezza – che Giotto ci offre dell’invidia. Il corpo della figura femminile, dal seno macilento, perché svuotato – un seno che non nutre – è roso alla radice da una fiamma che alimenta il suo tormento bruciante e non si estingue, il volto è devastato, nella mano regge un sacchetto che rappresenta il possesso, la materia, dunque l’identificazione dell’Io col possedere e non con l’essere e tiene ciò che ha stretto a sé. Nulla di sé dà, ma tutto vorrebbe, poiché l’altra mano è tesa ad afferrare. Allo stesso tempo, un’enorme serpe, che le riempie l’intera bocca, che la soffoca, esce dalle labbra. E’ la serpe della calunnia, delle menzogne immonde che diffonde senza ritegno per distruggere la reputazione e la vita della sua vittima. Ma la serpe gli si rivolta contro e le acceca gli occhi. Le divora la vista e la mente. Giotto è straordinario perché ci dà l’idea di ciò che concretamente è l’invidia: un (ri)sentimento che divora chi lo prova. A costoro dico: provate un’altra strategia, neanche questa ha funzionato!

La seconda questione è tutta politica.
Le ultime elezioni politiche hanno definitivamente chiarito le indicazioni provenienti da vaste aree del Paese contro ogni forma di conservazione o di lassismo. Anche la nostra città non è esente da questo clima di sfiducia nella politica in generale e nei partiti in particolare. Occorre prenderne atto ed agire di conseguenza senza rincorrere responsabilità o, peggio ancora, infilarsi in litanie vecchie di chi ritiene di aver perso di meno o di più. Non coglieremmo la sostanza del messaggio che esce dal voto.
Considero necessario un sussulto ed una energica reazione al fine di tutelare il lavoro di tutti questi anni passati a realizzare opere epocali grazie ad un quadro politico che ha garantito governabilità.
Si può reagire solo innovando e rinnovando, cioè inviando un messaggio preciso ai cittadini che sicuramente attendono scelte, decisioni e fatti, ma anche segnali nuovi, scelte coraggiose sui protagonisti di una nuova era.

Credo che sia interesse di tutti iniziare, nei fatti, una stagione politica nuova in cui soprattutto i giovani siano protagonisti di un rinnovato entusiasmo.

Nel tentativo di avviare un nuovo processo che porti alla realizzazione di fondamentali opere che necessitano di decisioni, mi rivolgerò a tutto il Consiglio comunale affinché si prenda atto della necessità di sostenere un’agenda programmatica da realizzare in questi ultimi due anni di legislatura. La presenza costante di Consiglieri comunali di minoranza negli uffici comunali volta a perorare non questioni personali, familiari o altro, ma solo a sollecitare opere e provvedimenti utili ai cittadini, mi convince più che mai ad aprire un ragionamento istituzionale moderno e in linea con ciò che accade in tutta Europa dove, caduti gli steccati ideologici, si è finalmente dato spazio a quel valore straordinario che è il Bene Comune. Questa è la nuova sfida che ci attende e che spalanca le porte alla speranza. In fondo il nemico più forte che c’è è dentro di noi.

Con il solito affetto

Giuseppe”

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