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Aieta: “La Città non ha bisogno di divisioni…”

Last updated on 26 Febbraio 2017

… ma di virtuose condivisioni”.

Giuseppe Aieta interviene sulla vicenda che in questi giorni sta tenendo banco a Cetraro. Ovvero sulla polemica tra il capogruppo di minoranza Ermanno Cennamo e Don Ennio Stamile. Una vicenda che abbiamo riassunto negli articoli Cetraro e la vera(?) storia del prete politico(?)Religione Vs politica: continua la polemica.

Giuseppe-AietaUn battibecco quasi del tutto “virtuale”, nato cioè sulle bacheche di Facebook e sfociato sui siti web locali, ma anche sulle pagine di qualche quotidiano, che riguarda una festa di ringraziamento della lista vincitrice alle scorse elezioni, il Nuovo Patto per la Città, tenutasi sul Monte Serra e pubblicizzata attraverso un volantino recante una frase che non è piaciuta all’ex sindaco facente funzioni: ” […] a seguito della celebrazione della Santa Messa, la lista Nuovo Patto per la Città, ed in particolare i candidati della contrada, ringrazieranno tutti voi […] “.

Aieta smorza i toni e scrive: «La città non aveva bisogno di aprire una polemica proprio dopo le tante suscitate nel post elezioni. Ma quando la polemica infuria tra le parti politiche non c’è da scandalizzarsi anche se riescono ingiuste, ingenerose e scorrette. La politica ha i suoi tempi, i fatti e la storia si incaricheranno di dare torto o ragione, le analisi servono non per trovare capri espiatori ma per capire dove si sbaglia e come correggere il tiro».

«In questi anni abbiamo lavorato tutti – ma proprio tutti – a rendere il clima sereno anche quando era più facile adottare la strategia della reazione e del risentimento. Abbiamo pensato alla città, al suo equilibrio, alla sua serenità.
Ci siamo riusciti!»

«Lo abbiamo fatto chiedendo aiuto a quelle che chiamavamo “agenzie sociali”: la Chiesa, la Scuola, le Associazioni. Un capitale umano e sociale inestimabile, unico, senza pari. Il nostro orgoglio, il nostro vanto, la nostra soddisfazione. Un’operazione culturale che ha sprigionato risorse, talenti, abilità, fiducia, bellezza, profumo. La politica – per la prima volta – aveva interpretato il ruolo autentico che deve avere.
Cosa succede adesso?»

«Non saprei dirlo, ma immagino quali potrebbero essere le conseguenze. Una città che fa passi indietro, uno sfilacciamento rapido del tessuto connettivo che avevamo costruito, lacerazioni profonde nei rapporti personali, una degenerazione sociale di cui non conosciamo l’esito.
Bisogna fermare questo gioco al massacro! Come? Intanto riconoscendo i propri errori esercizio, questo, che non è mai segnale di debolezza, ma di forza. A cominciare dalla politica rispetto alla quale ho avuto tante responsabilità ed in virtù della quale ho commesso macroscopici errori che non mi perdono, a cominciare da quello più grande che è stato non essere riuscito a tenere uniti i protagonisti di questi 10 anni.
Ma questa è un’altra storia!»

«Oggi – continua il Consigliere Regionale – ci preoccupa la tenuta sociale della città per la quale abbiamo lavorato alacremente e per la quale credo valga la pena continuare a farlo.
Senza tergiversare dico subito che non mi è piaciuta la polemica contro Don Ennio Stamile, per due motivi: intanto perché è frutto di quella maledetta tattica del pettegolezzo, della benzina sul fuoco, del chiacchiericcio, delle distorte informazioni riportate per alimentare odio, e poi perché è profondamente ingiusta. Mi stupisce, tra l’altro, che Ermanno Cennamo non abbia utilizzato la sua proverbiale cautela. In questi anni ho apprezzato le sue doti umane e la sua capacità riflessiva sugli eventi che ci coinvolgevano. Eventi, tra l’altro, talvolta pesanti e non facili da digerire. La prudenza è stata la nostra bussola; la riflessione la nostra peculiarità; l’equilibrio il nostro stile di vita. Credo che questa polemica – che parte da un dato distorto e da una cattiva informazione – si poteva evitare. Adesso è tempo che si chiuda, subito, immediatamente, senza tentennamenti e senza rinvii.
Non è mia intenzione dire agli altri cosa sia giusto e cosa non lo sia ma nessuno può negarmi di esprimere un pensiero che è in totale continuità con questi 10 nei quali Don Ennio è stato un pilastro portante e prezioso divenendo patrimonio di tutti e di ciascuno comprese le Giunte che ho avuto l’onore di guidare e che hanno fruito della sua profonda e incondizionata disponibilità quando si è trattato di utilizzare le strutture parrocchiali per contribuire a costruire una città migliore».

«Si supera tutto quando interviene la volontà per farlo – conclude – basta un cenno, un segnale, una parola. Il coraggio di una parola detta a “bassa voce” vale più di mille discorsi urlati».

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